giovedì 2 giugno 2011

Le cose si rompono

E non ho utilizzato "cose" per sostituire "oggetti", ma per indicare una quantità di "cose" appunto, senza specificare quali ma tutte con una caratteristica in comune: il non durare.
Che le "cose" si rompono, inizi a capirlo crescendo. Da bambino tutto è semplice e le esperienze più difficili ti sembrano così lontane da passarci sopra... Da ragazzo, tutto (o quasi) si rompe, quindi impari a farci il callo e a credere che tutto potrà andare meglio, forse, con il tempo...
Da adulto è un macello.
Tu sai per certo che qualcosa si romperà, ma la tua fiducia nel futuro (a causa del triste e recente passato) ti impone di non pensarci mai e quasi obbligarti a non crederlo; nello stesso modo vuoi affrontare tutto come se fossi ancora un bambino, con leggerezza e spensieratezza, ma non puoi proprio per il tuo background recente che non ti permette di andare avanti senza imparare, senza una spiegazione più o meno logica e senza il tentativo di riparare, in qualche modo, a ciò che è successo.
Crescere, quindi, se presuppone un avanzamento in esperienza e maturità costituisce anche un grosso limite per noi stessi: ci ancoriamo ai nostri piaceri e alle nostre abitudini, siamo increduli di fronte a situazioni che qualcuno ha già vissuto e superato ma che noi non pensavamo potessero mai accaderci e crolliamo per ogni minima stupidaggine, con la convinzione che ciò che eravamo e avevamo fosse unico, indissolubile, quasi divino.
Diventa quindi la vera forza di un "adulto" quella di riuscire ad affrontare tutte le situazioni con serenità e consapevolezza, cercando di far passare tutto razionalmente e senza coinvolgimenti dell'animo.
Diciamoci la verità però: chi ci riesce? Come si fa a metabolizzare situazioni così difficili in un tempo minimo e senza ripercussioni sull'anima?
Io, a dire il vero, non lo so e penso di non averlo capito nemmeno scrivendo questo pezzo, che doveva essere come al solito un chiarificatore della mia esperienza recente. Allo stesso tempo non capisco perché alcuni di noi abbiano dei valori e dei sentimenti così forti e radicati nell'anima che tutto diventa più difficile che per gli altri; questo non aiuta a proseguire "bene" e quindi? Forse i "sentimentali" sono in un programma di eliminazione che premierà il più forte darwinianamente?
Finisco in un modo molto carino: non lo so.

A.

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